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Discorso alla Camera Dei Deputati                                         Alessandro Crisci

Buongiorno a tutti, mi chiamo Alessandro Crisci e sono uno studente del Liceo Scientifico Avogadro di Roma. Sono qui insieme ai miei compagni perchè abbiamo approfondito il tema del cambiamento climatico, scrivendo un’Istanza che abbiamo presentato alle istituzioni a Bruxelles e fatto una pubblicazione, scritta da i giovani per i giovani.

Il nome del progetto è “L’Europa che vorrei. Ambasciatori dei giovani da Ventotene a Bruxelles”.

In questo progetto i partecipanti hanno cercato di pensare e di proporre un’idea di Europa diversa, volta a tutelare maggiormente i beni comuni, a contrastare in maniera efficace il cambiamento climatico e ad usare di più le energie rinnovabili.

Per far questo abbiamo iniziato un percorso di studio, su questi tre temi, Bene Comune, Cambiamento climatico, Energie, aggiungendo un quarto tema ovvero il federalismo perchè pensiamo che questi obiettivi siano raggiungibili solo con un unione politica a livello europeo.

Siamo partiti da Ventotene poichè durante la seconda guerra mondiale qui, Spinelli Colorni e Rossi, scrivendo “Il manifesto di Ventotene” hanno sognato un’ Europa diversa, gli Stati Uniti d’Europa. Era senz’altro un utopia, ma se andiamo a vedere gli eventi successivi alla guerra, quell’utopia è diventata realtà. Ed è proprio per questo che noi siamo tornati in questo posto, per trovare lo spirito che ha guidato i padri fondatori dell’Europa e per trovare la nostra utopia o il nostro sogno da portare avanti per tutto il progetto. In quest’ottica abbiamo scritto e votato il “Manifesto degli Ambasciatori dei giovani” 11 impegni di democrazia attiva che abbiamo rispettato per tutta la durata del progetto.

Dopo Ventotene, durante i mesi invernali abbiamo unito uno studio individuale con degli incontri con relatori, partecipando a lezioni, convegni e conferenze; spesso tenute da enti quali il Cime, Il Kyoto Club e l’ENEA. Abbiamo avuto lezioni tenute da docenti universitari e un’incontro alla Accademia dei Lincei.

Così dopo i mesi di preparazione, in primavera, ci siamo riuniti nelle 4 commissioni ed abbiamo scritto l’istanza. Il 25 aprile siamo andati alla sede del parlamento europeo a Roma dove abbiamo votato e discusso l’Istanza per intero. Quest’istanza simboleggia il nostro impegno come cittadini attivi, dei ragazzi che vogliono costruire il proprio futuro con impegno e volontà; ed è proprio per questo che ci siamo assunti la responsabilità di diventare ambasciatori dei giovani, da qui il titolo, per far arrivare alle istituzioni anche la voce giovanile.

Partiti per Bruxelles abbiamo incontrato la Commissione, il Parlamento europeo e il Comitato Economico e Sociale europeo.

Quando siamo tornati dal viaggio, abbiamo iniziato una collaborazione con l’ENEA ed abbiamo fatto questa pubblicazione sul cambiamento climatico e girato uno spot, sempre targato ENEA, in cui noi giovani parliamo della COP 21 di Parigi.

Il 25 novembre consegneremo a Francesco La Camera, delegato italiano per Parigi, la nostra pubblicazione e il 27 andremo a Milano con l’ENEA per partecipare ad un evento sul clima in cui saremo tra i relatori per presentare la nostra pubblicazione. Andremo a Parigi, sempre nella stessa ottica e nello stesso spirito di Bruxelles, per far sentire la nostra voce, in questo caso, a livello mondiale.

Il progetto continuerà anche quest’anno con delle cellule di democrazia attiva volte a sensibilizzare la nostra società su questi quattro importantissimi temi.

Infine volevo ringraziare la nostra prof Del Colle perchè in questo progetto ha cercato di trasmettere un’idea di scuola diversa, che va oltre la semplice lezione o il semplice voto, ma una scuola capace di formare delle menti critiche, degli elementi attivi nella società, e questo credo che sia un punto fondamentale di partenza se vogliamo cambiare le cose.

Grazie a tutti.

Alessandro Crisci

 

 

“La sfida che non si può perdere”.
E’ una frase concisa, secca, che non ammette un esito diverso da quello indicato. E’ la frase che ha aperto e chiuso l’incontro che si è tenuto presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio giovedì 12 Novembre 2015, alla vigilia della ventunesima conferenza annuale della COP21 che avrà luogo a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015.

L’incontro è stato introdotto dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, seguita dagli interventi di Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione della Camera dei Deputati, Stella Bianchi, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per il clima Globe Italia, Marco Doria, Sindaco di Genova, Catia Bastioli, Alessandra Bonoli, Professoressa Associata presso l’Università degli Studi di Bologna, Alessandro Crisci, alunno del Liceo Scientifico Amedeo Avogadro di Roma, Simone Mori, Direttore degli Affari Europei del Gruppo ENEL, Antonio Navara, Presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, Francesca Rocchi, rappresentante della Coalizione Italiana Clima, Francesco Rutelli, Presidente della Fondazione Centro Futuro Sostenibile, Mario Tozzi, commissario straordinario del Parco Regionale dell’Appia Antica e infine Riccardo Valentini, Professore Ordinario presso l’Università degli studi della Tuscia.

Il cambiamento climatico verso il quale sta procedendo il nostro pianeta è tema ben noto a tutti, così come le cause e i disastrosi effetti prospettati per un non ormai così lontano futuro. Non è stata quindi la necessità di informare la ragione della conferenza, bensì l’esigenza di sottolineare l’urgenza di azioni concrete. L’importanza dell’imminente ventunesima conferenza annuale della Cop è dovuta al fatto che non si tratterà di un semplice appuntamento per discutere come contenere e ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta dell’ultimissima possibilità di salvare il nostro pianeta e quindi noi stessi da tragici sconvolgimenti evitabili solo per mezzo di azioni immediate, schemi precisi e regole rigorose che devono essere severamente rispettate da ogni nazione.

Le continue emissioni di gas serra derivate delle attività umane rappresentano al 95% la causa del cambiamento climatico che ha “ammalato” il nostro pianeta e ha contribuito a trascinarlo in prossimità del punto di non ritorno. Le risposte alla problematica sono state fino ad ora troppo lievi e non abbastanza serie per contrastare il drammatico scenario che si tramuterà in realtà se le nazioni responsabili non garantiranno una diminuzione dell’emissione di gas rispetto ai ritmi odierni.

Le evidenze scientifiche ritengono che per evitare danni molto gravi l’aumento della temperatura non dovrà superare la soglia dei 2°C. Ogni nazione deve dunque arrivare alla Cop determinata a non fallire e non far di Parigi l’occasione persa per affrontare e vincere questa sfida che la comunità scientifica ha presentato come unica via per sfuggire a una catastrofe naturale. Gli ambiziosi obiettivi che molti paesi, tra cui l’Italia, si sono posti devono essere perseguiti con motivazione perché è in quegli obiettivi e nelle conseguenti decisioni che si plasmerà il destino del nostro Pianeta.

 

Francesca Romana Palomba

 

 

Una mamma racconta la sua giornata a Napoli con gli ambasciatori: clicca qui per l’articolo

 

Il 2013, un record
Registrati i più alti livelli di gas a effetto serra

Vapore acqueo, anidride carbonica e ozono sono solo alcuni dei cosi detti gas a effetto serra. La presenza di questi gas che riscaldano la Terra, in realtà, è necessaria per la sopravvivenza dell’uomo; senza, infatti, la temperatura terrestre sarebbe circa -18°C. Il problema nasce da un’eccessiva produzione dei gas che,

 se non arrestata, porterà a drastiche conseguenze come lo scioglimento dei ghiacciai e un incremento del buco dell’ozono.
I responsabili? Al primo posto c’è la Cina, con il 29% delle emissioni di gas serra a livello mondiale; secondi classificati gli USA, 15%; e ultima sul podio L’Unione Europea con una percentuale del 10%. Questi dati, tutt’altro che rassicuranti, devono rappresentare un allarme a cui gli abitanti del pianeta devono rispondere il più prontamente possibile. Una prima risposta ci sarà alla Conferenza mondiale dell’ONU a Parigi nel 2015, dove verrà stipulato un accordo vincolante tra i principali Stati inquinatori sulla progressiva riduzione di emissioni di CO2.
Probabile è l’introduzione di una carbon tax, utile anch’essa alla riduzione delle emissioni, della quale l’Europa dovrebbe farsi leader per promuoverla in tempi brevi in tutto il mondo. La tassa sarà destinata ad alimentare un “Fondo europeo speciale per lo sviluppo e l’occupazione” con l’obbiettivo di arresto del declino economico dell’Unione Europea.
La fonte solare è un’altra risorsa su cui l’ONU sta puntando; il sole è infatti una fonte gratuita, illimitata e non inquina. Ma non solo: l’energia prodotta dal sole costituirà un potente fattore di emancipazione del bisogno, sopratutto nei paesi solarmente ricchi ma attualmente afflitti dalle conseguenze del sottosviluppo i quali hanno subito tutti gli effetti negativi del riscaldamento climatico senza aver avuto la possibilità di goderne i vantaggi.

 

Anna Signorini – Presidente Commissione Beni Comuni

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Settembre: ricominciano le spiegazioni, le interrogazioni, le ansie. La scuola sembra sempre la stessa. Si presentano gli orari, i programmi e i progetti extracurricolari, e tra questi subito se ne distingue uno. è il Progetto Europa, un’iniziativa non nuova per il Liceo Avogadro ma che quest’anno sembra promettere un’opportunità unica, irrinunciabile, sembra essere “quel vento nuovo di cui la scuola ha bisogno”, citando il nostro manifesto.

Curato dalla professoressa Del Colle, il progetto propone un percorso di formazione per gli studenti in vista della formulazione di un’istanza da presentare al parlamento europeo nella primavera del 2015, fornendo dunque agli studenti un’importante occasione di arricchimento e crescita. è questo infatti un percorso che, trascendendo il classico metodo di studio radicato nel nostro paese, offre  l’occasione di partecipare a conferenze in sedi istituzionali, di frequentare lezioni di esperti in ciascun ambito, di lavorare in gruppo dialogando e scambiando opinioni, e di approcciare concretamente quel concetto di Europa che spesso sembra più un’utopia che vera realtà.

Il progetto “L’Europa che vorrei” permette ai giovani di aprire i loro orizzonti, superando quella miopia che impedisce loro di guardare oltre le realtà immediate e prossime, oltre la dimensione nazionale, e di sognare un “futuro basato sul confronto e sull’incontro”. Ed è proprio questo ciò a cui il progetto mira: ricordare ai giovani quale sia il loro compito, ossia quello di indignarsi davanti al cinismo e al conservatorismo, più grandi nemici del cambiamento, e di lottare per portare avanti ciò in cui credono, ciò che “vorrebbero”, come suggerisce lo stesso titolo del progetto.

 

Annia Barnocchi

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AMBASCIATORI DI UNA NUOVA EUROPA

Specialmente negli ultimi anni di estenuante crisi economica, che sta investendo in maniera disomogenea i
paesi membri dell’Unione Europea, alimentando il gap tra di essi, va maturando un clima di ripresa del
sentimento nazionalista responsabile della pericolosa destabilizzazione non solo dei rapporti economici tra
stati, ma anche e soprattutto dell’identità europea.  Un’identità che con fatica e sacrificio si è cercati di
costruire a partire dalla lungimirante intuizione di Altiero Spinelli e dei suoi più fidi collaboratori, i quali 70
anni or sono, a Ventotene, posero come pilastro del loro Manifesto per l’Europa Federale il principio della
sovranazionalità. Da ciò maturò dunque la necessità di adottare un meccanismo capace di suddividere in
più livelli o gradi di competenza gli oneri dei singoli soggetti politico-burocratici dell’Unione:nacque così il
“principio di sussidiarietà”, garanzia della democrazia e dell’equilibrio retto e ponderato dei poteri
all’interno del Sistema Europa.

Ora che l’ineguaglianza tra singoli stati si fa più consistente su vari fronti e gli attriti si fanno sempre più
evidenti, ora che si stanno mettendo in discussione le fondamenta di un disegno che comprende i
protagonisti di un panorama geo-politico i quali condividono culture, religioni e valori comuni (a partire da
quella che fu la “res publica cristiana” o ancora prima l’Impero romano), ora che si sta perdendo la
consapevolezza riguardo ai vantaggi dell’essere cittadino europeo, a partire dalla risorsa che costituisce il
libero scambio non solo di merci, ma anche di persone, è il momento di intervenire.
Dobbiamo realmente renderci consapevoli del ruolo che rivestiamo nell’ambito della società moderna,
sempre più multietnica, sempre più globalizzata, partendo da ciò che è stato già fatto ed evitando di
ricadere negli errori per cui la storia ci ha puniti in secoli e secoli di guerre, riconoscendo che è solo grazie
alla realizzazione di questo progetto che si è portato a termine il tentativo di una pace duratura, garante di
prosperità.

Ma come farlo, direte? Innanzi tutto partendo dall’analisi del patrimonio che abbiamo ereditato, per poi
essere capaci di evidenziare nel suo ambito i punti  di criticità che devono essere opportunamente ridiscussi
in una situazione di continua evoluzione, della quale riusciamo spesso a cogliere solo alcuni aspetti
caratterizzanti. E’ solo allora, conosciuti i documenti, il contesto in cui essi si collocano e, cosa più
importante, la fisionomia delle problematiche e degli interrogativi emersi nel corso della loro critica, che
siamo in grado di agire, andando a proporre un’istanza che sia decifrabile, completa e convincente.
Il nostro sogno sarebbe quello di vedere accettata dalle istituzioni europee, dopo un lungo periodo di
dibattito e confronto, la nostra proposta di legge, perché di questo di tratta. Non abbiamo paura di
metterci in gioco e siamo più che convinti che una partecipazione attiva porterà a soluzioni innovative e in
grado di rispecchiare le nostre aspettative su un futuro ancora più europeo.
(Per questo motivo non esitate a darci consigli di cui terremo conto nell’opera di stesura della proposta di
legge).

Alessandro Liscai

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INCONTRO CON PADRE ALEX ZANOTELLI

Oggi sabato 14 febbraio 2015 molti dei ragazzi partecipanti al progetto si sono recati a Napoli per un
incontro con Padre Alessandro Zanotelli; figura di notevole rilievo nella lotta contro la privatizzazione
dell’acqua, tema di approfondimento del gruppo “beni comuni”. La giornata è cominciata con la partenza
dei ragazzi in prima mattinata che, appena arrivati in città, si sono recati presso il quartiere Sanità, luogo di
residenza di Zanotelli. Qui è cominciato la lezione di padre Alex, che ha subito spiegato ai ragazzi la storia
del quartiere in cui lui ha deciso di vivere: originariamente era un quartiere di residenza per i nobili al
potere, a seguito di numerosi eventi storici oggi è un ghetto della città dove ci sono numerosissimi problemi
sociali, uno tra tanti la dispersione scolastica. Zanotelli ha vissuto 12 anni nella baraccopoli di Nairobi, e ha
subito confessato che per lui è stata un esperienza che gli ha permesso di dare una nuova interpretazione
della bibbia dal punto di vista del più basso livello sociale e quindi non imperiale. Successivamente i ragazzi
hanno seguito con attenzione una premessa sul contesto socio economico di questi anni durante la quale
Alex ha affermato l’esistenza di un “sistema” basato esclusivamente sull’economia e governato da ricchi,
che sin dai primi anni della storia privilegia esclusivamente la classe elevata. Subito Zanotelli quindi ha
avuto modo di collegarsi al problema dei beni comuni, un problema antropologico esistente già nella
cultura greca: “L’aria, l’acqua e la terra devono appartenere alla società, alle comunità locali” e oggi come
mai prima questi elementi di vitale necessità per l’uomo sono sfruttati dalle grandi società per azioni e
multinazionali come profitto; a discapito della povera gente. A riguardo dell’acqua Zanotelli ha parlato della
sua lotta contro la privatizzazione in Italia, in cui ha combattuto per ottenere un referendum sull’acqua nel
2011, in cui si sono posti due obiettivi: levare l’acqua dalla finanza e evitare che se ne tragga profitto. Dopo
aver vinto il referendum comunque non si sono visti cambiamenti a livello politico eccetto per Napoli, una
delle uniche città in cui la spa che gestiva l’acqua è diventata “ABC” (Acqua Bene Comune). Parlando di altri
beni comuni Zanotelli ha anche parlato dell’aria e del notevole inquinamento atmosferico prodotto dalla
combustione di rifiuti, in cui ha presentato la  semplice soluzione del problema con il ricliclaggio,
procedimento ancora non sviluppato in italia a causa di scelte politiche ed economiche; e della terra come
bene culturale purtroppo non sfruttato al massimo nel nostro paese. Padre Zanotelli ha infine concluso la
lezione presentando una potenziale soluzione a questa situazione generale: solamente una rivoluzione
culturale e spirituale può cambiare lo stato di fatto. Dopo l’incontro i ragazzi hanno colto l’occasione per
mangiare una buona pizza Margherita napoletana e passeggiare attraverso le vie del centro storico di
Napoli per poi tornare in tardo pomeriggio a Roma.

Giacomo Ranalli